QUEEN INTERVISTA: RACHELE SOMASCHINI

Rachele Somaschini è una giovane pilota di Rally che ha calcato gli Autodromi Italiani più famosi.

Campionessa indiscussa nello sport che pratica, numerosissime sono le sue vittorie, oggi anche Istruttrice di Guida Sicura.

Rachele è affetta da Fibrosi Cistica, ma questo per lei non è mai stato un ostacolo, bensì motivo in più per lottare nella causa in cui crede fortemente.

Nella nostra intervista si racconta confidandoci chi per lei è una vera Queen.

Rachele Somaschini sceglie di indossare l’Anello Be a Queen firmato VBG.

 

 

1. Rachele, una vera Queen nella vita e nello sport. Iniziamo dallo sport, il rally, la tua grande passione: come nasce questo legame cosa rappresenta nella tua vita e quale insegnamento secondo te può portare a tutti?

Sono pilota di rally e istruttore di guida sicura. Prima di arrivare nei rally ho corso in diverse discipline: sono partita dalla pista perché mio padre, da cui ho ereditato la passione, correva in pista ed ho iniziato con lui proprio da lì, poi, sono passata alle cronoscalate. Il futuro chissà quali altre avventure mi porterà!

Per poter essere performanti nelle gare bisogna essere anche preparati fisicamente: sono sempre stata un’amante dello sport fin da bambina e ne ho praticati tanti, alcuni anche a livello agonistico come equitazione, tennis e pallavolo. Quando ho iniziato la mia carriera di pilota ho dovuto adattarmi ad una buona preparazione atletica prediligendo la parte cardio e sviluppando la componente di forza per poter sopportare gli sforzi fisici. Lo sport è importantissimo a qualsiasi livello, per chi ha la fibrosi cistica io dico sempre essere una seduta di “fisioterapia respiratoria” in più. A me ha aiutato tantissimo anche a livello mentale.

 2. Quale è stata la soddisfazione più grande ottenuta? 

L’aver realizzato il mio desiderio di correre in macchina nonostante tutto è di per sé un’enorme soddisfazione, ma certamente essere arrivata a competere ai massimi livelli nel Campionato Italiano è certamente un valore aggiunto, ma spero di non fermarmi qua!

Un’altra cosa che mi rende davvero felice, è ricevere messaggi da tante persone della nostra famiglia fc, ovviamente coinvolte, nei quali mi ringraziano per quello che faccio dicendomi di essere per loro un punto di riferimento, uno stimolo a reagire e a pensare positivamente nonostante la patologia. Questo è davvero motivo di orgoglio e mi da la forza per andare avanti e di impegnarmi sempre di più non solo nell’attività sportiva, ma anche e soprattutto a sostenere la ricerca attraverso la sensibilizzazione e la raccolta fondi.

3. Ti abbiamo vista affrontare delusioni e rinunce, per poi ripartire con grinta. Qual’ è il segreto per superarle?

Ci sono stati dei periodi molto tosti. Un anno fa, in pieno Covid, mi è stato suggerito dai miei curanti di ricoverarmi, perché purtroppo le cure domiciliari non sempre bastano. Se nel mio aspetto esteriore nulla fa pensare ad un peggioramento, le indagini radiografiche indicano invece che la malattia progredisce inesorabilmente, gli organi più colpiti sono i polmoni che le infezioni batteriche e le riacutizzazioni fanno degenerare, per questo periodicamente c’è bisogno di qualche cosa in più, ossia dei ricoveri lunghi dove si fanno flebo e cocktail di antibiotici per almeno 15 giorni, altrimenti non riesci a recuperare quel respiro che la malattia ti toglie. Così dopo Pasqua, sono entrata in ospedale per starci due settimane, ma dopo i primi dieci giorni sono stata malissimo e alla fine sono dovuta rimanere un mese, da sola, senza poter vedere nessuno. Sono quelli i momenti in cui pensi ad un peggioramento repentino ed inizi a preoccuparti ma poi tra radiografiche, tac e flebo ne sono uscita e ho pensato di aver avuto necessità di un pit-stop. Come ho detto la fibrosi cistica è una malattia subdola ed imprevedibile, le cose dall’oggi al domani possono cambiare e fare programmi a lungo termine è impensabile e questo mi infastidisce, però cerco di non pensarci. Il mio segreto? Non credo ci sia, semplicemente cerco di vivere ogni giorno al massimo delle mie possibilità, cercando di non aver rimpianti e pensando che a volte, i momenti brutti servono semplicemente per apprezzare di più quelli più belli.

4. La fibrosi cistica ti accompagna dalla nascita, la malattia ha mai rappresentato un ostacolo per il tuo sport?

Diciamo che nella sfortuna sono stata abbastanza fortunata e, geneticamente, la mia mutazione di quarta classe mi ha fatto vivere un’infanzia abbastanza serena, anche se non senza complicazioni e tanta forza di volontà.

Credo che l’ostacolo più grande che rappresenta per me la mia malattia sia l’imprevedibilità ed il timore nel fare programmi a lungo termine. È capitato più di una volta di dover cambiare i miei programmi per colpa della fibrosi cistica.

Proprio l’anno del debutto nei rally, quando ero stata scelta da Plus Rally Academy, per far parte di un progetto pensato per portare i giovani nei rally ho avuto un peggioramento. Avevo appena iniziato, pianificato e dato disponibilità per l’intero campionato italiano rally. A metà campionato però, mi è stato trovato un batterio importante e con cui convivo tutt’oggi, ma che allora mi era stato descritto come un killer, che avrebbe potuto cambiarmi  radicalmente la vita e che avrei potuto avere un peggioramento repentino e tutta una serie di cose poco piacevoli che nessuno mai si vorrebbe sentire dire. Invece, dopo 20 giorni di ricovero c’era stato un miglioramento improvviso e soprattutto inaspettato, visto che non si trattava di una cura specifica per quel batterio, ma di una cura ad ampio spettro per vedere come il mio fisico rispondeva e fortunatamente era andata bene. Ho vissuto un anno intero con il pensiero di fare ogni due mesi una TAC di controllo, l’ansia mi ha distrutta ma fortunatamente continuavo a migliorare. Oggi questo batterio è ancora con me ma pare essere silente, speriamo lo sia ancora per tanto tempo.

5. Hai ormai un vasto pubblico sui social  dove spesso ti fai promotrice e sensibilizzi sulla tematica della ricerca sulla fibrosi cistica; quanto pensi sia efficace parlarne? E cosa si potrebbe fare di più? 

Penso sia assolutamente fondamentale. Una delle cose che desidero di più è quella di sognare un futuro libero dalla fibrosi cistica: sia per chi ne è già affetto, sia sensibilizzando le giovani coppie che decidono di costruire una famiglia. Il mio obiettivo è quello di rendere consapevoli queste coppie e semplicemente far sapere che basta un esame del sangue per fare un’indagine genetica che serve per sapere se si è portatori sani o meno ed affrontare di conseguenza una gravidanza consapevole. Questo sarebbe davvero un grande passo avanti e a tal proposito stiamo finanziando un progetto proprio per rendere più semplice e fruibile il test del portatore.

6. Pandemia: sappiamo che il rischio di contrarre Covid può essere molto pericoloso per la tua patologia. Come hai vissuto questo periodo?  Quanto questo ha condizionato la tua vita? 

È stato un anno 2020 terribile per tutti e tutti ci siamo dovuti adattare alle circostanze. Per chi ha la fibrosi cistica, tante cose non erano assolutamente una novità: mascherine, distanziamento e gel sono da sempre nostri compagni di vita, soprattutto nei controlli ospedalieri o negli ambienti troppo affollati. Non è stato difficile adattarsi. La parte più dura è stata sicuramente cercare di non farsi schiacciare dall’ansia di contrarre il virus e di dover, come al solito, dover star più attenti degli altri. Soprattutto perchè non tutti hanno rispettato le regole e a pagarne le conseguenze sono sempre i più fragili. Tanta rabbia nel constatare il menefreghismo di tanti ma, spero che, quando usciremo da questa pandemia, qualcuno si ricordi le buone abitudini imparate in questi mesi e che possa rispettare gli altri rispettando le regole più basilari.

7.Il colore giallo ti accompagna, c’è un perchè o è casuale?

Il giallo è il colore del sole, delle giraffe, dei girasoli e mi trasmette felicità. Per questo motivo l’ho scelto e lo porto sempre con me.

8.Rachele donna. Cosa ami di più in te e come ti migliori ogni giorno? Hai delle regole per la tua beauty routine, fitness, riposo, dieta… a parte le fantastiche mega brioche con gelato? ( non mostrarcele più che qui si soffre..)

Per quanto io possa essere sempre immersa in un mondo piuttosto maschile, non riununcio mai a valorizzare la mia femminilità. Mi trucco sempre (soprattutto faccio uso smodato del mascara), tengo sempre le unghie curate e colorate, ho una beauty routine giornaliera per coccolarmi, mi alleno ogni giorno (cascasse il mondo!) e seguo sempre un piano alimentare improntato al mio benessere psicofisico per ottimizzare le performance. Amo il buon cibo e non sono solita rinunciare ai piaceri della vita. Allo stesso modo, cerco di ricordarmi, nonostante le brioches con gelato, di essere un’atleta e di dovermi trattenere e non esagerare con i vizi di gola. Cerco di fare più sport possibile perchè mi fa bene e mi tengo lontana dalle cose e le persone nocive.

9. Chi è per te una vera Queen?

Le Queen più toste sono state sicuramente l’equipaggio Mouton-Pons che negli Anni 80 hanno scritto davvero la storia dei rally.

Un’altra donna che apprezzo molto è sicuramente Lady Gaga, per la sua forza, la sua stravaganza ed unicità in tutto ciò che fa.

10. Qual è il tuo motto?

Beh, il mio motto l’ho ereditato da Angelica, un’amica speciale che mi ha dato tanto. E’ stata lei a darmi la forza nei momenti più bui e continua a farlo ogni giorno, anche da quando la fibrosi cistica ha deciso di portarla vita. La nostra frase è “Sei tutti i limiti che superi”. Oltre ad averla tatuata sulla pelle, la porto sempre con me quando corro, in un posto ben visibile sulla macchina da corsa per poterlo leggere prima di mettermi alla guida.

11.Che consiglio ti senti di dare a chi ha un grande sogno ?

Di non smettere mai di provarci e di puntare sempre in alto. Ho fatto tanti passi più lunghi della gamba e non nego che tante volte ho temuto di non farcela ed invece, ho sempre vinto io, anche solo per il fatto di averci provato.